Memorie estive di un uomo in pigiama

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Paco Roca torna a disegnare per un quotidiano: dopo l’esperienza con Las Provincias, da cui sono nate le tavole di Memorie di un uomo in pigiama, domenica 28 luglio verrà pubblicata la prima delle cinque puntate del Diario estivo di un uomo in pigiama, questa volta su El País Semanal.

Per ingannare l’attesa, possiamo fare un salto di due stagioni e ascoltare questa recensione audio (in spagnolo) su L’inverno del disegnatore.

Paco Roca e Vittorio Giardino

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«Vittorio Giardino ha avuto una grande influenza su di me, per la serietà e l’ambizione nell’affrontare una storia, la cura dei dettagli, i personaggi compromettenti ma mai da pamphlet… Immagino che quando ammiri tanto il lavoro di un autore senti il desiderio di conoscerlo, ma allo stesso tempo il timore che la persona non sia all’altezza della sua opera».

Paco Roca, Un autore elegante nel catalogo della mostra La quinta verità .

Molteplicità

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«Quella che prende forma nei grandi romanzi del XX secolo è l’idea d’una enciclopedia aperta, aggettivo che certamente contraddice il sostantivo enciclopedia, nato etimologicamente dalla pretesa di esaurire la conoscenza del mondo rinchiudendola in un circolo. Oggi non è più pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale, plurima. Continua a leggere

Visibilità

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«Negli anni Venti il Corriere dei Piccoli pubblicava in Italia i più noti comics americani del tempo: Happy Hooligan, The Katzenjammer Kids, Felix the Cat, Maggie and Jiggs, tutti ribattezzati con nomi italiani. E c’erano delle serie italiane, alcune di ottima qualità come gusto grafico e stile dell’epoca. A quel tempo in Italia il sistema dei balloons con le frasi del dialogo non era ancora entrato nell’uso (cominciò negli anni Trenta quando fu importato Mickey Mouse); il Corriere dei Piccoli ridisegnava i cartoons americani senza balloons, che venivano sostituiti da due o quattro versi rimati sotto ogni cartoon. Continua a leggere

Esattezza

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«Il Gran Kan cercava di immedesimarsi nel gioco: ma adesso era il perché del gioco a sfuggirgli. Il fine d’ogni partita è una vincita o una perdita: ma di cosa? Qual era la vera posta? Allo scacco matto, sotto il piede del re sbalzato via dalla mano del vincitore, resta il nulla: un quadrato nero o bianco. A forza di scorporare le sue conquiste per ridurle all’essenza, Kublai era arrivato all’operazione estrema: la conquista definitiva, di cui i multiformi tesori dell’impero non erano che involucri illusori, si riduceva a un tassello di legno piallato. Continua a leggere